Nel menù dei generi narrativi di cosa sei più goloso?

Fermarsi a ragionare sui generi narrativi sembra qualcosa più per addetti ai lavori che per semplici lettori appassionati. Non è così, te lo assicuro. Come lettore tu ci hai costantemente a che fare e, forse, non ti rendi conto della reale importanza che hanno ormai assunto nel mercato editoriale.

Il genere narrativo non è più solo un elemento essenziale nella caratterizzazione del “prodotto libro”, ma è anche diventato un potente strumento di marketing che governa i cataloghi delle case editrici e le loro strategie di vendita.

Noi, in quanto lettori, siamo il target di almeno uno dei numerosi generi narrativi e, come tali, diventiamo statistiche, oggetti di campagne marketing e avatar su cui gli scrittori si concentrano sempre più per scrivere storie che soddisfino i desideri di uno specifico pubblico.

Ma prima di continuare ti faccio una domanda: hai chiaro cosa sia un genere narrativo?

I generi narrativi: gabbie o guide?

Partiamo dal presupposto che, grazie all’eredità del classicismo platonico, tutta la letteratura è classificata: la tassonomia libraria, come mi piace chiamarla, è da sempre parte della risposta alla necessità dell’uomo di dare un nome alle cose, per poterle comprendere e gestire.

Ora, per figurarti un genere narrativo immaginati un lunghissimo corridoio con infiniti cassetti disposti sui due lati, un archivio senza fine in cui sono stati inseriti tutti quei romanzi che rispettano specifici stilemi narrativi, ovvero regole, meccanismi e caratteristiche generali che li accomunano.

Le storie cambiano, ma alcuni tratti comuni e certe dinamiche sono riconoscibili, anzi devono obbligatoriamente essere presenti nella storia, per permettere a quel particolare romanzo di essere classificato in quello specifico genere.

Questo è un concetto che gli scrittori devono avere ben presente, se vogliono che il loro romanzo abbia successo in uno specifico genere narrativo: devono saper creare storie indimenticabili, lavorandone correttamente gli stilemi.

Lo schema dei generi letterari assomiglia a un menù da pizzeria

Il concetto di genere letterario però è un concetto “mobile”: è soggetto a interpretazioni personali, all’evoluzione dei contenuti, alla trasformazione del rapporto lettori – mercato editoriale e soprattutto è sempre più influenzato dal potere della settima arte.

Proprio per questa ragione non esistono testi sul mercato che sappiano trattare questo argomento in maniera esaustiva: i generi si ramificano e si moltiplicano e rendono già obsoleta una pubblicazione prima che venga pubblicata. Osservando uno schema aggiornato dei generi narrativi e dei relativi sottogeneri ci si accorge subito di quanto sia davvero articolato.

Quando lo leggo provo la stessa impressione di quando in pizzeria mi trovo di fronte a un menù di cinque pagine, stracolmo di pizze dai nomi improponibili. Dopo averli letti dal primo all’ultimo, la maggior parte delle volte torno alla prima pagina e ordino la solita pizza con prosciutto cotto e doppia mozzarella.

Siamo tutti così. Ci lanciamo in esplorazioni, proviamo, ma alla fine torniamo su ciò che sentiamo nelle nostre corde, perché in fondo tutti abbiamo la nostra comfort zone, il nostro comfort food e anche i nostri comfort books.

Anche l’ ago della mia bussola punta verso il suo nord, me ne accorgo perché se entro in una libreria per prima cosa mi ritrovo, quasi senza rendermene conto, in determinate corsie oppure se sfoglio i cataloghi di libri online le parole chiave che digito sono spesso le stesse.

Àncora o ancòra: l’accento è sul genere narrativo o sulla storia?

Se analizzo il processo mentale che mi porta a scegliere un libro, noto che spesso prima prendo in considerazione i miei generi preferiti e poi al loro interno individuo una storia che mi attrae.

Ma è davvero così?

Non ne sono convinto. Credo che questa sia una sorta di scorciatoia: ci rivolgiamo a quel genere perché sappiamo che lì, con molta probabilità, troveremo le storie che ci appassionano.

Tuttavia, se ci riflettiamo bene, la nostra scelta è guidata dal libro, mai dal genere…

Penso che impariamo ad amare i generi, amando per prime le storie. Come falene che volano verso le lanterne, anche noi andiamo verso certe storie che risuonano dentro di noi e solo allora ci accorgiamo che spesso sono tutte riconducibili a uno specifico genere, quello in cui riconosciamo più nettamente le risposte alle nostre domande.

Qual è la mia pizza prosciutto e doppia mozzarella nella lista dei generi letterari

Lo so, ora lo volete sapere!

Eccovi alcuni indizi sui due generi che preferisco:

Ho un debole per le storie senza schemi predefiniti a cui obbedire, fatte di persone con intensi archi di trasformazione, in cui, attraverso l’esplorazione delle loro emozioni, posso arrivare a confrontarmi con me stesso.

Credo nelle radici, amo il rapporto che ci lega al passato e la ciclicità che ci porta a leggere il presente attraverso ciò che è già accaduto. Amo i mondi narrativi vividi, quelli che mi regalano la possibilità di respirare l’atmosfera di un tempo che non ho potuto vivere.

Credo che abbiate capito a che generi mi riferisco…

Nel primo caso si tratta della narrativa non di genere o, come mi piace chiamarla, mainstream; nel secondo mi riferisco invece al genere del romanzo storico: soprattutto ho un soft spot per quelli ambientati nella storia recente.

Che ne dite se nei prossimi articoli ne parliamo più in dettaglio?

E tu di quali generi sei goloso?

A presto!

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Luca Redaelli

Un passato da manager e una passione sfrenata per tutto ciò che è scritto.

Un lettore onnivoro che ha deciso di vivere di parole, con la consapevolezza che la passione per la scrittura è niente senza uno studio costante e il coraggio di guardarsi dentro

Sempre più convinto che il cambiamento sia l'unica regola per vivere davvero e l'ironia sia un buon esercizio di intelligenza.

Nel tempo libero si diletta ai fornelli e ama il trekking in montagna, ma non perde occasione per preparare la valigia e partire per una nuova meta, soprattutto alla scoperta del suo amato Oriente.

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4 commenti

  1. Argomento molto interessante che devi approfondire nelle prossime puntate. Io, come te, adoro il mainstream, e una evoluzione del tuo genere storico: la fantascienza. Non quella delle navicelle spaziali e di pianeti oltre la galassia bensì quella della Terra di qui a cento e passa anni. Che società, che genere umano, quale tecnologia, quale religione e cultura avremo nel 2123?

  2. Apprezzzo molto la scelta del genere associato al menù da pizzeria! Nulla di più calzante! Condivido con te l’amore per il mainstream, che per me è un modo per confrontrarmi e riflettere sull’oggi. Poi naturalmente vado pazza per i libri per bambin* e ragazz*. Sono la mia finestra sul futuro. Cosa ne pensi del genere “manuale”? Secondo me non sono da sottovalutare perché dicono molto di chi li sceglie. io per esempio adoro quelli di filosofia e antropologia.

    • Grazie del commento MIrtis! In effetti la pizza è come il nero, sta bene sempre!
      I libri per ragazzi sono affascinanti, ma è anche molto complesso scriverli e io ammiro chi riesce a creare quei piccoli capolavori. Per quanto riguarda il mainstream mi trovi più che d’accordo nel considerarlo uno specchio dei nostri tempi, da cui trarre spunti per crescere personalmente: credo che siano uno strumento impagabile per efficaci riflessioni. Apprezzo la manualistica, al pari della saggistica: neanche a dirlo che in cima alla lista metto i testi a tema storico, soprattutto storia contemporanea!

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