Sconfiggere la propria nèmesi: il coraggio di cambiare nasce dalla nostra capacità di saper dire basta

Prima o poi quasi tutti ci troviamo ad affrontare un periodo di saturazione nei confronti della nostra vita che ci rende insopportabile affrontare le nostre giornate e, quando arriva a essere troppo difficile da gestire, nasce in noi una sorta di rifiuto verso tutto e tutti, che ci porta a provare un senso di apnea nei confronti della nostra stessa esistenza.

A quel punto abbiamo tre scelte: deragliare, subire oppure cambiare. Per rinascere dobbiamo saper scegliere la terza opzione, tuttavia non riusciremo mai a trovare il coraggio di cambiare, se non sappiamo dire basta a tutto quello che ci sta soffocando, impedendoci di vivere davvero.

E se ti dicessi che cambiare non è un’impresa da supereroi, ci crederesti? Io ce l’ho fatta e sono sicuro che puoi farcela anche tu: ti stai chiedendo come?

Non siamo costretti a fare la fine di Sisifo: si può trovare il coraggio di cambiare la nostra esistenza

Il nostro cervello tendenzialmente cerca sempre la via più semplice, quella meno dispendiosa, quella che ci rassicura di più: in una situazione di difficoltà è perciò quasi ovvio che, fra le scelte possibili, soccombere alla situazione appaia la via più fattibile per la nostra mente.

Non si contano le volte in cui decidiamo di continuare a “sopportare” la nostra esistenza invece di viverla appieno, mettendo sull’altare la nostra felicità e distorcendo il nostro equilibrio in favore di una situazione che non ci farà rinascere. Pigrizia mentale o codardia emotiva?

Il risultato è che ci ritroviamo a essere tutti Sisifo, nostro malgrado: come lui scontiamo la vita come una condanna: come lui spingeva il suo masso per l’eternità, noi spingiamo all’infinito la nostra esistenza lungo sentieri che non ci appartengono, siano essi lavori, amori, famiglia o altri tipi di rapporti.

E l’unico triste risultato di questa impresa ciclopica è fare fatica, armati solo della speranza che qualcosa possa cambiare, speranza che si affievolisce ogni giorno di più.

La benedizione del burnout: il momento in cui dobbiamo trovare il coraggio di dire basta

Chiamalo burnout, chiamala saturazione, chiamalo crollo, chiamalo come vuoi: è proprio nell’esatto momento in cui arriviamo a non farcela più che dobbiamo fermarci, ignorare i nostri marcatori somatici e incominciare ad ascoltarci davvero.

Quel maledetto momento dobbiamo leggerlo come una grande opportunità: è la nostra possibilità di dire “basta!”, regalandoci il coraggio di cambiare.

Quando ho saputo dire “Basta!”

Il mio burnout è arrivato dopo che la vita mi aveva dato un’opportunità che non ero stato in grado di comprendere: mi aveva “regalato” il tempo della pandemia per interrompere il ciclo che mi stava stritolando. Avevo ricevuto in regalo tempo, tempo di qualità, in cui scoprire cosa davvero mi faceva stare bene.

Avevo avuto il tempo per affrontare, finalmente, i miei sogni e capire cosa veramente mi facesse essere sereno: perché la serenità è la forma più concreta di felicità. Un processo inconsapevole che mi aveva ricordato quanto fossi innamorato dei libri e della scrittura, di quanto volessi una vita che mi permettesse di vivere di parole.

Senza rendermene conto, l’effetto dopante di quella riscoperta ha cominciato a pervadere tutti gli ambiti della mia vita, ridando loro colore. L’entusiasmo di fare qualsiasi cosa era tornato a impregnare le mie giornate facendomi sentire incredibilmente vivo!

Tuttavia in quel momento ho fatto la cicala: ho goduto dell’attimo, senza guardare la prospettiva; ho respirato a pieni polmoni quella sensazione di benessere, annullandomi.

La vera svolta mi aspettava al varco: quando sono rientrato nella normalità della mia vita, riprendendo i miei ritmi abituali, il mio sistema si è bloccato, come un mulo che punta gli zoccoli e si rifiuta di proseguire.

A quel punto i segnali di un burnout crescente mi hanno sferrato un cazzotto nello stomaco; mi hanno offeso dandomi del vigliacco; mi hanno fatto vergognare della mia capacità di trovare sempre alibi e di mettere “pezze” a qualcosa che meritava solo di affondare.

Lì ho capito che non avrei voluto altro che vivere di parole ed è a quel punto che ho trovato il coraggio di dire “Basta!”: non avrei più saputo continuare a sopravvivere come avevo fatto sino a quel momento.

Trovare la forza di cambiare perché “tempus fugit”

Saper dire basta e sapersi ascoltare sono le due azioni che ci fanno prendere coscienza del nostro stato e cancellano tutti gli alibi che ci hanno incatenato a una vita che ci rendeva infelici. La parola “basta” innesca una reazione a catena di consapevolezze a cui dobbiamo aprirci, prima fra tutte quella della velocità con cui il tempo scorre: tempus fugit, dicevano i latini.

Comprendere quanto il tempo a nostra disposizione non sia illimitato, diviene uno dei propulsori fondamentali per correre incontro a nuove opportunità che ci rendano davvero felici: lì capisci che hai atteso fin troppo per regalarti la felicità.

Io mi sono messo in gioco con me stesso e non mi sono mai sentito così vivo. E tu hai mai voluto davvero interrompere il tuo “supplizio di Sisifo”? Hai già trovato la forza di cambiare la tua vita?

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Luca Redaelli

Un passato da manager e una passione sfrenata per tutto ciò che è scritto.

Un lettore onnivoro che ha deciso di vivere di parole, con la consapevolezza che la passione per la scrittura è niente senza uno studio costante e il coraggio di guardarsi dentro

Sempre più convinto che il cambiamento sia l'unica regola per vivere davvero e l'ironia sia un buon esercizio di intelligenza.

Nel tempo libero si diletta ai fornelli e ama il trekking in montagna, ma non perde occasione per preparare la valigia e partire per una nuova meta, soprattutto alla scoperta del suo amato Oriente.

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2 commenti

  1. Cambiare vita implica coraggio e spesso il termine coraggio ha come immaginario il super eroe, con tanto di mantello, muscoli e capacità incredibili, senza le quali non sarebbe possibile affrontare il “male”. Credo che molto dipenda dalla nostra forma mentis: siamo ingabbiati in una modalità di pensiero che come dici tu ci dà un senso di comfort, ma che ci riduce alla lunga ad annaspare, una sensazione che descrivi molto bene in un altro articolo. Sì, io ho scelto di cambiare. Non è facile perché il cambiamento è un processo e perciò è necessario un ottimo equippagiamento. A questo proposito, cosa consiglieresti di mettere nella valigia per il viaggio verso il cambiamento?

    • Mi trovi d’accordo: niente tutine di lycra e mantelli in cui inciampare, ma una buona dose di coraggio e una “forma mentis” che “strutturi” il vecchio noi per un’impresa che gli cambierà davvero la vita. Il cambiamento è irreversibile e deve partire da una profonda convinzione di volerlo fare. Cosa metterei nello zaino prima di partire? Innanzi tutto il coraggio di non voltarsi indietro, e la pazienza di attendere i risultati senza forzarli, poi ritengo indispensabili la forza di volontà, la lettura di ciò che accade in un’ottica prospettica, ma soprattutto la capacità di assaporare le tappe del cambiamento, traendo da ciascuna gli insegnamenti per ritoccare la rotta e percepire che stiamo diventando migliori. Che ne dici?

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