A ogni epoca il suo! Le migliori declinazioni dei romanzi storici

È incredibile come alcune epoche sembra siano migliori di altre per ambientare i romanzi storici, eppure l’arco temporale a disposizione è talmente vasto che ci sarebbe l’imbarazzo della scelta.

Se pensiamo che, per convenzione, qualsiasi romanzo ambientato prima della fine del secondo conflitto mondiale è considerato storico, possiamo farci un’idea delle infinite ambientazioni in cui possiamo inserire le nostre storie. Diciamo che, risalendo l’Olocene, in particolare abbiamo a disposizione tutto il tempo a partire da circa duecentomila anni fa, quando l’homo sapiens appare sulla scena.

Ma in effetti non è poi così.

Esistono epoche migliori di altre? Il romanzo storico sembra che abbia le sue preferenze

È incredibile come la maggior parte dei romanzi storici si addensino attorno ad alcuni fulcri epocali. Capirne il motivo è sempre stata una mia grande curiosità e nel tempo mi sono dato alcune spiegazioni:

  • sono i periodi più appassionanti e quindi quelli che fanno sognare di più i voraci ed esigenti lettori del genere
  • offrono un contesto più conosciuto, che abbraccia un periodo storico meglio noto, almeno a grandi linee, anche alla massa, quindi catalizzano maggiormente la curiosità dei lettori, persino di coloro che di storia ne masticano poca
  • sono le epoche che hanno tracciato dei solchi profondi nel genere di riferimento, grazie a una massiccia produzione di romanzi storici in esse ambientati. Come conseguenza, al pari di auto che si accodano alle autoambulanze quando c’è traffico, molti autori spesso hanno sfruttato il cosiddetto “filone”, ingrossando gli scaffali delle librerie proprio di romanzi inseriti nel medesimo quadro storico-temporale
  • esiste infine anche una ragione tecnica: offrono un contesto epocale denso di importanti e complessi eventi che garantiscono un quadro perfetto per l’ambientazione di un romanzo, configurandosi fin da subito come ideali per lo sviluppo del conflitto sociale dei protagonisti delle storie che si vogliono raccontare

È quasi possibile tracciare una sorta di top five delle epoche più frequentemente usate come palcoscenico; in vetta troviamo tre contesti che si sfidano sul nastro d’arrivo: l’epoca romana, la seconda guerra mondiale e il medioevo. Ma ce ne sono altri che da sempre costituiscono delle roccaforti legate a un particolare prodotto narrativo.

Curiosi?

La seconda guerra mondiale e i romanzi che ci aiutano a comprendere

L’ultimo conflitto mondiale la fa da padrone, offrendo più di una linea al suo interno, tutte del resto battutissime: dalla Shoa alle spie “XX”, dalle campagne militari alla Resistenza, tutte più o meno condite da storie d’amore, amicizia e drammi familiari.

Amo molto questo periodo, ci sono legato perché attraverso i nonni ho avuto modo di toccare indirettamente i fatti accaduti: il quartiere e la casa di ringhiera dove sono cresciuto da bambino parlavano ancora tanto di quel periodo.

Purtroppo, a mio modo di vedere, è però ormai un periodo “inflazionato” e riuscire a trovare qualcosa di veramente originale è sempre più difficile; Tuttavia per chi non lo ha mai approcciato ci sono libri meravigliosi da scoprire: da La spia che non poteva uccidere di Joffrin a La culla del mio nemico di Sara Young, da Se questo è un uomo di Primo Levi a La spia improbabile di Silva fino a Un sacchetto di biglie di Joffo.

Tutti imperdibili… e non sono i soli.

I romanzi sul Medioevo e sull’Antica Roma: il set è intorno a noi

Questi due periodi storici sono nel cuore dei lettori da sempre. Il nostro paese ci offre il set naturale per questi libri. Chiunque, girando per le nostre città e non solo, incontra resti della cultura dell’Antica Roma e soprattutto contesti dove il Medioevo, dall’urbanistica alle chiese e agli edifici, si mostra senza pudore.

Se nell’Antica Roma si spazia dalle campagne di espansione alla conquista del mondo conosciuto, fino ai fasti e alle follie dell’epoca imperiale, nel Medioevo sono le storie del contrasto tra chiesa e impero, fitto di intrighi e sangue, le battaglie epiche di grandi condottieri e le guerre contro i barbari, dai Celti ai Vichinghi, a tenere banco.

Non ultimo la fioritura di quel filone popolato da medici o monaci investigatori, che sono l’occasione per scoprire la struttura sociale, le scoperte, la cultura, e la vita in quella che erroneamente è stata definita “l’epoca buia”.

È il tempo dei monasteri e dei cavalieri, della superstizione e della fede, di quella storia che, se gestita bene, ti accalappia il cuore e non lo lascia più andare.

In entrambi i casi troviamo dei veri capolavori che hanno anche fatto la fortuna di alcuni autori; pensiamo solamente a I pilastri della terra di Follet, a Neropolis di Monteilhet, o a L’ultima legione di Manfredi e al magnifico il nome della rosa di Eco.

Il rinascimento: i romanzi dell’Italia che ha scritto la storia o cinepanettoni formato tascabile?

Sono forse i più popolari ultimamente, grazie soprattutto alle storie delle grandi casate come i Medici, gli Sforza, ma anche quelle di grandi personaggi come Caterina de Medici o Carlo V: e come non citare i Borgia? Credo sia uno dei soggetti tra i più scritti.

Indubbiamente un periodo affascinante, che però, purtroppo, ritengo eccessivamente inflazionato, al punto di dare origine a opere che spesso sono cloni l’una dell’altra, insistendo sempre sulle stesse figure e le stesse tematiche. Diciamo non proprio un esempio di originalità. È un mio parere, ma senza presunzione credo che possiate essere d’accordo con me.

Soprattutto è poi evidente l’abuso che viene fatto della figura di Leonardo da Vinci, declinato nelle più svariate vesti: stratega, inventore, artista, in ogni caso troppo spesso dipinto in modo davvero poco credibile.

Non è che io non apprezzi il periodo, trovo solamente che i romanzi in esso ambientato non solo siano più commerciali, ma anche meno curati: non so perché, ma li ho sempre pensati come i cinepanettoni formato romanzo storico: sbaglierò, ma… de gustibus non disputandum est.

Ovviamente ci sono le eccezioni.

Le saghe familiari recenti o la storia delle civiltà più antiche: romanzi che si fanno divorare 

Ma accanto ai periodi sopraccitati, che rappresentano una percentuale cospicua di tutti i romanzi storici pubblicati, mi piace sempre sottolineare altre due epoche che hanno saputo ricavarsi un loro spazio dignitoso nel panorama librario.

I romanzi storici a cavallo tra Ottocento e Novecento: grande bacino per le saghe familiari da leggere tutte d’un fiato. Un periodo che da sempre ha ospitato questo specifico genere: da Cent’anni di solitudine di Garcia Marquez al libro della Auci, I leoni di Sicilia, fino a Piccolo Mondo Antico di Fogazzaro e i Buddenbrook di Mann.

Esiste poi una bolla che raccoglie tutte le civiltà antiche, capeggiata dagli Egizi, in cui non si possono non nominare Wilbur Smith (Il dio del fiume) e Christian Jacq (la Saga di Ramses in cinque libri); gli Assiri (proprio con l’assiro e il suo seguito Ninive di Guild); gli Etruschi (ad esempio i gialli storici di Siani); fino anche gli Aztechi (impossibile non citare l’azteco, il capolavoro di Jennings). Diciamo che in questo caso sono come le ciliegie: se vieni catturato dalla prima lettura cerchi di leggere tutto il possibile perché non vuoi più uscire da quel mondo!

A poco a poco, in questo viaggio nella storia che faremo insieme, affronteremo ogni epoca: siete pronti? Allora allacciate le cinture di sicurezza e ruotate l’ago del tempo verso l’epoca che vi fa battere di più il cuore.

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Luca Redaelli

Un passato da manager e una passione sfrenata per tutto ciò che è scritto.

Un lettore onnivoro che ha deciso di vivere di parole, con la consapevolezza che la passione per la scrittura è niente senza uno studio costante e il coraggio di guardarsi dentro

Sempre più convinto che il cambiamento sia l'unica regola per vivere davvero e l'ironia sia un buon esercizio di intelligenza.

Nel tempo libero si diletta ai fornelli e ama il trekking in montagna, ma non perde occasione per preparare la valigia e partire per una nuova meta, soprattutto alla scoperta del suo amato Oriente.

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2 commenti

  1. Ottimo articolo. I romanzi storici vanno assunti con molte precauzioni perchè creano dipendenza. Per quanto mi riguarda ho un amore viscerale verso il periodo che va dal 1900 al 1930. La società, le famiglie regnanti, gli artisti, gli scienziati di un mondo senza computer ma in grado di elaborare, col solo contributo della mente, le meravigliose leggi della fisica, la scissione e la fissione dell’atomo, l’evolversi degli avvenimenti che porteranno alla grande guerra e alla breve pausa che, con la nascita del fascismo e nazionalsocialismo, in una sorta di sequel, farà scivolare l’umanità nelle tenebre della seconda guerra mondiale.

    • Lo dici a me che crea dipendenza? Concordo che il primo Novecento è un periodo molto stimolante, che affascina molto anche me. In particolare il passaggio il passaggio tra XIX e XX secolo, declinato in certi ambiti come quello francese o inglese, è strepitoso, soprattutto se usato per ambientare saghe familiari: come non amare Downton Abbey!

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