Parola d’ordine: organizzazione. Come usare schemi e tabelle per scrivere un romanzo

Vi vedo con le vostre Moleskine che straboccano di appunti, tappezzate di post-it multicolore piene di scritte da decodificare. Come se per scrivere un libro ci si basasse su un patchwork di idee ripescate qua e là.

Già partiamo male.

È vero che nel proprio casino uno ci capisce, ma vogliamo parlare di:

  • quanto tempo si getta via
  • quante informazioni si perdono
  • quanto poco di quello che abbiamo scritto diventa veramente utilizzabile, spesso proprio per il modo in cui ce lo siamo appuntato

Un simile atteggiamento è come utilizzare una tubatura che perde (spesso molto copiosamente) per trasportare l’acqua e pretendere che a destino arrivi un volume di liquido quasi pari a quello che è partito dalla sorgente.

Un metodo più scientifico per organizzare le idee non nuoce al libro che si vuole scrivere

Bisogna sfatare un mito: non è assolutamente vero che chi è portato per la scrittura ha una mentalità da artista, che tradotto significa che ha il diritto di essere disordinato e poco organizzato.

Non è per nulla così.

Io ne sono un esempio. Basta solo cambiare il modo di approcciare la scrittura e fare un piccolo sforzo per modificare il proprio modo di lavorare.

E ora non tiriamo fuori la solita storia che «squadra vincente non si cambia», perché non è altro che un alibi, altrimenti mi trovo costretto a rilanciare con quanto diceva Martha Madeiros: «Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine».

Tralasciando questa schermaglia andiamo al nocciolo. Se organizziamo bene il nostro lavoro

  • agevoliamo il recupero delle informazioni e il loro utilizzo
  • identifichiamo incoerenze ed errori
  • lubrifichiamo la nostra mente al fine di trovare nuove soluzioni

In poche parole agevoliamo il processo creativo, che è fatto, molto spesso, da correzioni in corso d’opera, per le quali un’efficace organizzazione delle informazioni non può che risolverci più della metà dei nostri problemi.

Al giorno d’oggi, con l’infinità di strumenti informatici a nostra disposizione abbiamo l’imbarazzo della scelta per trovare quelli che meglio calzano al nostro modo di lavorare e alla nostra personalità di artisti.

E non parlo solo di veri e propri programmi, ma anche del modo di utilizzarli, impostando schemi e tabelle che siano davvero un supporto attivo alla scrittura e allo sviluppo della storia che vogliamo scrivere.

Per scrivere un libro bisogna iniziare costruendo basi solide

Per cominciare, dobbiamo avere chiari gli elementi fondamentali, i cosiddetti pilastri, che ci serviranno per lavorare alla nostra storia e che possiamo riassumere nei seguenti punti:

  • idea e messaggio
  • personaggi
  • mondo narrativo
  • fabula

per ciascuno di essi esistono differenti supporti informatici che, meglio di altri, possono restituirci un’organizzazione più efficace.

Ad esempio:

  • considero l’idea e il messaggio ben organizzabili con un programma di videoscrittura (Word)
  • per personaggi e mondo narrativo suggerisco un uso combinato di un foglio di calcolo (Excel), un programma di videoscrittura (Word) e una mappa mentale (Xmind), in particolare nei suoi modelli “organigramma” e “linea temporale”.
  • infine trovo insuperabile l’utilizzo della mappa mentale (Xmind) per la gestione della fabula

Quello che dobbiamo ricavare è uno schema chiaro per ogni elemento: la foto più nitida che possiamo fare dei dati a disposizione, in cui tutto sia rintracciabile velocemente e altrettanto rapidamente modificabile o integrabile nel work in progress.

Il fattore importante che spesso si sottovaluta è che questi strumenti non devono servirci solo nella fase di scrittura della prima bozza, ma anche nella revisione e riscrittura. È proprio in queste fasi che necessitiamo di controllare non solo le macro-informazioni, ma soprattutto i dettagli e, ancor di più, le coerenze.

Solo se abbiamo fatto un attento lavoro di catalogazione, strutturando tutti i dati in schemi funzionali, questa fase importantissima del lavoro sul testo risulterà davvero efficace.

Tecniche per disordinati che vogliono scrivere un libro

Nascondersi dietro l’alibi “di essere fatti così” non è l’atteggiamento giusto se si vuole raggiungere un risultato che possa affrontare la selezione di una casa editrice e il giudizio del pubblico.

Per chi di indole non è organizzato è sicuramente più difficoltoso cominciare, ma non impossibile.

Ad esempio non è sbagliato appuntarsi le cose, scrivendole sul proprio taccuino, anche perché spesso non siamo al computer e le idee, ovviamente, arrivano e non vogliamo farcele scappare, tuttavia poi bisogna impedir loro di mettere radici.

La prima cosa da fare infatti è quella di trasferirle nel nostro laptop. Già in questa fase possiamo catalogare le informazioni nei differenti schemi, grazie al fatto che possono essere preparati in anticipo, quindi è sufficiente solo riempirli nel modo corretto con i nostri appunti.

Detto questo, credo che tutto dipenda dalla voglia di volerci provare, che discende direttamente dalla convinzione che questo agevolerà il lavoro: impostati gli schemi nel modo corretto poi tutto diviene automatico.

È un po’ come curvare sugli sci: ruotate le spalle e spostato il peso a valle le gambe seguono senza fatica.

Ma se anche questo non vi avesse sufficientemente convinto, beh allora sappi che esiste un assioma che mette tutti con le spalle al muro: «senza cambiamento non esiste una possibilità di miglioramento», quindi perché non provarci?

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Luca Redaelli

Un passato da manager e una passione sfrenata per tutto ciò che è scritto.

Un lettore onnivoro che ha deciso di vivere di parole, con la consapevolezza che la passione per la scrittura è niente senza uno studio costante e il coraggio di guardarsi dentro

Sempre più convinto che il cambiamento sia l'unica regola per vivere davvero e l'ironia sia un buon esercizio di intelligenza.

Nel tempo libero si diletta ai fornelli e ama il trekking in montagna, ma non perde occasione per preparare la valigia e partire per una nuova meta, soprattutto alla scoperta del suo amato Oriente.

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