Dove credi di andare senza una writing routine?

Scommetto che ti starai chiedendo se davvero una writing routine possa risolvere alcune delle difficoltà che incontri con la scrittura. Fidati, non solo te le risolve ma migliora anche i risultati che puoi ottenere.

Ma sei proprio sicuro di sapere di cosa si tratta? Io sono certo che se lo chiedessi a dieci persone otterrei altrettante risposte differenti, magari simili, ma nessuna davvero a fuoco.

Di sicuro trae in inganno la parola routine, che porta tutti a pensare a faticosi allenamenti in palestra, da ripetere controvoglia, o a noiosi esercizi quotidiani da svolgere senza la minima passione.

Niente di tutto questo ha a che fare con la writing routine, te lo assicuro, per questo voglio spiegarti di cosa si tratta.

Writing routine questa sconosciuta

Una writing routine è definita dalla combinazione del tempo che decido di dedicare alla scrittura  e dell’uso che ne faccio, con l’intento di renderla una pratica regolare volta al raggiungimento di un risultato.

Così sembra semplicistica come definizione, ed in parte lo è, tuttavia non bisogna essere superficiali, pioché dietro questo concetto sono implicite:

  • le modalità con cui individuare e ricavare quel tempo
  • il metodo per incastrare tutte le attività che la scrittura di un romanzo richiede, sfruttando al meglio quell’arco temporale
  • la necessità di accoppiare tutto a condizioni ideali che ci favoriscano il processo creativo.

Non è uno scherzo, ma con un po’ di analisi e di organizzazione ce la si può fare.

Dalla definizione appare subito chiaro che lavorare sulla creazione di spazi dedicati alla scrittura nella nostra giornata rappresenta un passo imprescindibile per creare una writing routine: è ciò che ci permette di dare vita allo spazio fisico in cui la scrittura può concretizzarsi.

È questa la parte più onerosa e complessa da mettere in atto e che tocca direttamente gli ambiti e i ritmi della nostra esistenza.

È su questo primo elemento che ci si deve concentrare: se ben strutturato si può dire di essere a cavallo!

Impostare una writing routine parte dalla gestione del tempo

È quindi il tempo il primo grande ostacolo da superare per creare un writing routine. Chi non è un professionista della scrittura e nella vita esercita un altro genere di professione, ma ha la fiamma dello scrittore che arde in lui, sa bene che il grande lavoro di ritagliarsi tempi nella giornata è davvero una gimkana infernale.

Se si cominciano a sottrarre alle 24 ore, il tempo per il lavoro, gli impegni inderogabili, le funzioni vitali, ciò che resta sono poche ore di sonno che si devono in parte sacrificare per dedicarsi alla propria passione. Anche pensare di concentrare tutto nel week end è un miraggio: esiste sempre l’imprevisto perfetto che ribalta tutti i piani e i buoni propositi di voler scrivere.

È per questo motivo che sono fermamente convinto che, per ricavare i giusti tempi, la tecnica della lumaca sia la più proficua: «poco ma costante». Ritagliarsi un piccolo spazio tutti i giorni è la regola per introdurre in maniera coerente e solida la scrittura nella nostra vita.

Lo sapevate che ci vogliono solo 22 giorni per trasformare un’azione in una abitudine, ma per farla diventare una costante ne servono ben 66? Se solo si ha la forza di non mancare un solo giorno, il nostro cervello registra quell’atto come una abitudine necessaria e la inserisce fluidamente nei nostri ritmi, creandone un bisogno positivo. È proprio questo che dobbiamo assecondare, quando creiamo la nostra routine.

Scrivere un libro lavorando significa scendere a compromessi con le nostre giornate

Parlare di tempo però è impreciso, soprattutto se ci riferiamo a scrittori non professionisti: nella fattispecie loro sono costretti a fare i conti non solo con il tempo per scrivere ma anche con la continuità con cui farlo. La seconda è decisamente figlia del primo, tuttavia è colei che provoca più frequentemente frustrazione in chi scrive, che spesso:

  • è costretto ad abbandonare sul più bello la scrittura perché deve dedicarsi ad altro
  • si ritrova ogni volta a ricominciare il lavoro da capo perché ha perso il filo di quanto stava facendo
  • usa la maggior parte del tempo a sua disposizione per riannodare i fili del lavoro lasciato in sospeso la volta precedente
  • non mette a frutto completamente le ispirazioni perché non ha tempo di svilupparle

La frammentazione fa perdere molti dettagli, e non solo quelli. Quanto si scrive risulta non armonico, manca di omogeneità e il risultato è una sorta di collage di pagine che hanno spesso tono, ritmo e stile differente.

Per questo, soprattutto per chi lavora, l’obiettivo principale è trovare il giusto compromesso con la propria vita, senza eccessive forzature, per “recintare” uno spazio dedicato che risulti inviolabile e assicuri quella continuità che lo rende efficace e produttivo e senza la quale i risultati difficilmente arrivano.

Ma che writing routine fai se il tempo non ce l’hai?

Per crearci il nostro spazio da lumachine dobbiamo analizzare le fasi e gli impegni della nostra giornata, ma non solo quelli:

  • guardiamo anche ai nostri ritmi circadiani: siamo early birds o night owls?
  • pensiamo a quali sono i periodi della giornata in cui riusciamo a chiudere davvero il mondo fuori dalla porta e tuffarci a fondo nelle nostre amate parole
  • valutiamo quale sia un momento che possa diventare una costante quotidiana e che facilmente riusciamo a mantenere come un’abitudine.
  • infine se possibile cerchiamo di sposare questo tempo con un luogo che sia per noi congeniale per scrivere, che aiuti la nostra concentrazione e ci rilassi.

Tutti questi elementi devono contribuire a scegliere un tempo (almeno un’oretta) in cui dedicarsi alla scrittura, tutti i giorni, con serenità, senza per forza fare un salto carpiato al contrario per mettersi alla tastiera.

La concentrazione non viene a comando, deve essere agevolata dall’ambiente, dalla tranquillità e soprattutto dall’assenza di quella sensazione di urgenza che ammazza la creatività.

Non far inciampare la tua writing routine nella pigrizia

Pensate che nella vostra vita sia fattibile uno spazio simile e mantenerlo con costanza?

Dovete essere sicuri che possiate rispettarlo per almeno l’85% delle volte che lo avete programmato: se la vostra motivazione è alta e le vostre analisi per individuare lo spazio sono corrette, allora siete a cavallo.

Non a caso ho parlato di motivazione, è proprio su di essa che dovete fare molto leva, unico antidoto alla pigrizia, che coglie chiunque, che vi aspetta sempre dietro l’angolo per mordervi le caviglie e sdraiarvi sul divano, soprattutto quando siete sfiniti dal lavoro o stressati da un periodo complicato.

La pigrizia è la nemica giurata della writing routine, ricordatevi: «Poco ma costante» dove è proprio la costanza la chiave del successo.

L’altra faccia della medaglia è rappresentata dall’entusiasmo che vi spinge a trovare spazi impensabili. Ma un simile atteggiamento può fare brutti scherzi, facendo perdere di vista la giusta misura.

A tutto c’è un limite: la writing routine non deve essere una tortura; per questo ricordatevi di non sacrificare (troppo) sonno: non è la soluzione vincente.  Il corpo ha bisogno di recuperare, non glielo si può negare, e scrivere quando si è sfiancati non porterà mai a risultati soddisfacenti.

Una routine di scrittura efficace si basa su una solida organizzazione

Una volta ricavato il tempo siete a metà dell’opera, poi bisogna lavorare su come gestirlo.

Non ci si deve gettare a capofitto sulla tastiera e scrivere senza una precisa strategia e un piano lavoro che:

  • rispetti le fasi della creazione di un romanzo
  • preveda di preparare tutti gli strumenti che servono alla scrittura della nostra storia
  • tenga conto del tempo della scrittura vera e propria delle differenti scene
  • consideri il tempo importantissimo da dedicare la revisione

Ognuno di questi lavori potrebbe anche richiedere tempi diversi, oppure potrebbe essere inserito in momenti differenti della giornata che offrono caratteristiche diverse che meglio si sposano con la specifica attività che si deve fare.

Ma di questi parleremo un’altra volta e andremo a vedere come declinare il tempo che hai saputo ricavarti!

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Luca Redaelli

Un passato da manager e una passione sfrenata per tutto ciò che è scritto.

Un lettore onnivoro che ha deciso di vivere di parole, con la consapevolezza che la passione per la scrittura è niente senza uno studio costante e il coraggio di guardarsi dentro

Sempre più convinto che il cambiamento sia l'unica regola per vivere davvero e l'ironia sia un buon esercizio di intelligenza.

Nel tempo libero si diletta ai fornelli e ama il trekking in montagna, ma non perde occasione per preparare la valigia e partire per una nuova meta, soprattutto alla scoperta del suo amato Oriente.

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4 commenti

  1. D’accordissimo su ogni particolare. Ancora una volta il fattore tempo è fondamentale. Per quanto mi riguarda la parte iniziale della giornata sarebbe preferibile ma…il lavoro non ammette deroghe. La sera ci sarebbe più tempo ma le energie sono agli sgoccioli. Compromesso: molto presto di mattina ho le “genialate” (che mi appunto velocemente per non farle evaporare), poi nel pomeriggio vado alla tastiera. Ci tengo a chiarire quanto un’idea si porti dietro un vagone di informazioni/studi/approfondimenti (per non cadere negli errori grossolani di supeficialità) di cui solo una piccola parte saranno inserite nel manoscritto. Ma è un bagaglio culturale di cui non potrei più fare a meno. E anche lo studio vuole il suo tempo. Riguardo allo spazio volumetrico…alla prossima puntata!

  2. Raramente ho letto articoli davvero utili sul tema, spesso ho letto dell’importanza di trovare il tempo masolo oggi leggo come organizzarlo e in maniera realistica rispetto alla quotidianità che ognuno di noi deve affrontare. Qua c’è lo scarto che fa la differenza perché non si tratta di aggiungere o rubare tempo, ma creare una forma mentis in grado di fare dello spazio/tempo un valore aggiunto. Ho trovato illuminante la parte relativa alla creazione di un’abitudine e di come il nostro cervello registra ogni nostro gesto come tale. Grazie e attendo il seguito

    • Hai esattamente usato la parola chiave: Forma Mentis. Altrimenti tutto risulterebbe forzato o “appiccicato” alle giornate e alle prime difficoltà gestionali sarebbe la prima cosa che salta nel programma.

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