Ti sei mai chiesto cosa serve per scrivere un libro?

Un nuovo autore che si approccia alla scrittura di un romanzo spesso non è consapevole di cosa serve davvero per ottenere un manoscritto che sia in grado di affrontare la giungla editoriale.

Certo è emozionante immaginarsi sotto una veranda in legno, davanti a un paesaggio mozzafiato, con una macchina da scrivere e un caffè bollente mentre le dita volano sulla tastiera…

Stop! Stop! Stop!

Riavvolgiamo il nastro e ricominciamo. La versione vintage e romantica dello scrittore ispirato la lasciamo a tascabili romance di serie B, scrivere un romanzo è completamente un’altra cosa: è un’operazione complessa che richiede non solo creatività, ma soprattutto competenze.

Se si vuole raggiungere un risultato che ambisca a un posto sullo scaffale in libreria, l’attitudine nei confronti della scrittura deve essere strutturata e soprattutto consapevole del processo che si sta per affrontare.

La prima volta che ti metti a scrivere un libro non sai dove sbattere la testa

Come prima di partire per un viaggio si deve saper preparare un bagaglio adeguato, che tenga conto non solo delle esigenze personali, ma anche del luogo che si vuole visitare, la stessa cosa vale quando ci si prepara alla scrittura di un romanzo.

Quanti e quali elementi concorrono alla creazione di una storia?

Sono davvero molti, ma non tutti hanno lo stesso grado di importanza. Innanzitutto bisogna dire che possono essere suddivisi in due categorie, con due livelli differenti di priorità: alcuni di essi, pochi, sono infatti imprescindibili. È da quelli che si deve partire per gettare fondamenta che siano solide, su cui costruire l’architettura narrativa della storia che si vuole raccontare.

Esistono infatti tre elementi fondamentali che devono essere presi in considerazione ancor prima di mettere le dita su una tastiera:

Senza di loro, scrivere un romanzo è come scalare l’Himalaya con le ciabatte infradito.

Non sono a esclusione, sono i tre mattoni basali di cui uno scrittore non può fare a meno e, se vogliamo ben vedere, rappresentano una triade che è direttamente collegata a tre concetti fondamentali: creatività, tecnica e talento.

Nelle fasi di scrittura di un romanzo il Big Bang è fondamentale

Quando ci si approccia alla scrittura di un romanzo, in particolar modo il primo, l’effetto è quello di un Big Bang: frammenti di idee spaiate rimbalzano nel cervello e, come le palle del biliardo colpite dal boccino, cominciano a eliminarsi a vicenda finendo in buca, fino a lasciarne solo una, quella che diventerà una storia.

L’idea base è strettamente legata alla creatività, che a sua volta ha uno stretto legame con le ispirazioni che possiamo trarre dalla lettura di altri racconti; chi scrive storie ha imparato ad amarle leggendole: questa equazione deve sempre risultare vera per uno scrittore.

Ma l’idea è anche figlia di un’attenta osservazione della nostra vita e di quella di chi ci circonda e questo è un esercizio che uno scrittore deve migliorare giorno dopo giorno.

“L’idea prima” di un romanzo, il cosiddetto “dinosauro”, è comunque un concetto in evoluzione: costituisce il primo spunto che, attraverso successivi processi di raffinamento, acquisisce consistenza e diviene il vero e proprio germe su cui si costruiscono tutti gli elementi che andranno a far parte della storia che si vuole narrare.

L’analisi dell’idea merita un trattamento più approfondito, che affronterò in un articolo dedicato, tuttavia è importante qui sottolineare come senza di lei non si può avviare il processo creativo: definire l’idea sta al romanzo come girare la chiave nel quadro sta all’accensione dell’auto.

Le prime fasi della scrittura di un romanzo: tra narratologia e padronanza linguistica

Sembra un’ovvietà, ma la maggior parte degli autori neofiti credono di poter fare a meno di due strumenti fondamentali per scrivere un romanzo che possa definirsi tale. Soprattutto i neo-scrittori frequentemente considerano superfluo l’approfondimento del primo e sopravvalutano la capacità di gestione del secondo.

  • La conoscenza delle tecniche narratologiche, che permettono la costruzione di una storia strutturalmente solida, fatta di personaggi credibili, mondi narrativi realistici e una trama avvincente e coinvolgente. Approfondirne gli aspetti è basilare per impostare correttamente tutta la storia che, come un grande meccanismo, funziona solo se tutte le sue componenti sono ben lubrificate e inserite correttamente nelle loro sedi.
  • Essere una buona penna, ovvero padroneggiare gli strumenti della lingua italiana, non solo in termini correttezza ortografica e grammaticale, cosa peraltro non scontata, ma intesa soprattutto come capacità di saperne sfruttare tutte le potenzialità, al fine di rendere la storia avvincente, pulsante, ritmata e immersiva. E per raggiungere questo obiettivo occorre non solo studiare i fondamenti linguistici, ma anche leggere molto per acquisire modelli ed esercitarsi senza fine per trovare la necessaria fluidità nell’atto dello scrivere.

Senza questi due pilastri non c’è verso: la struttura di un romanzo non ha possibilità di restare in piedi.

Talento e tecnica sono lo yin e yang della scrittura di un romanzo

Il processo che permette la trasformazione dell’idea in una storia non è fatto di sola tecnica e nemmeno di solo talento, infatti questi due elementi sono come lo yin e lo yang della scrittura: la loro complementarietà dà origine alla monade creativa necessaria alla scrittura di un romanzo con la “erre” maiuscola.

In fondo se ci pensate bene è la stessa regola che si usa per i personaggi: nessuno è mai 100% buono o 100% cattivo: deve esistere sempre almeno un aspetto buono in un personaggio cattivo e viceversa, solo così si dà vita a personaggi credibili e verosimili.

Come recita la Treccani il talento è un “dono di Dio”:

talento /ta’lɛnto/ s. m. [dal lat. eccles. talentum “dono divino”, con riferimento alla parabola evangelica nella quale i talenti affidati dal signore ai suoi servi sono simbolo dei doni dati da Dio all’uomo;

quindi è qualcosa che esiste a prescindere, fa parte della nostra attitudine naturale, ma come tale è una sorta di diamante grezzo. Il talento si deve infatti raffinare attraverso la tecnica e l’esercizio, e per contro la tecnica viene modellata grazie al talento.

Senza talento si riuscirà a scrivere un romanzo, magari anche buono, ma mancherà sempre qualcosa che lo faccia brillare. Basarsi solo sul talento, solo perché scrivere viene facile a chi lo fa, senza approfondire la tecnica darà sempre origine a un testo che assomiglierà più a un “caos compresso” che a una storia appagante.

Il dosaggio di talento e tecnica è una formula leggermente diversa per ciascun autore e ne definisce anche il suo stile: è proprio su questa miscela che si deve agire per migliorare come scrittori.

Per concludere dirò ora una realtà scomoda: scrivere non è per tutti, è una realtà a cui bisogna rassegnarsi.

Spesso, visto la qualità di molti romanzi in circolazione, questo non trova riscontro nel panorama editoriale purtroppo; se però si va oltre la logica del marketing, le opere che valgono davvero lasciano un segno, le altre si dimenticano in fretta.

E quelle che restano sono quelle che si basano sui un’idea originale e sono create da penne sapienti che hanno uno Yin e uno Yang in equilibrio.

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Luca Redaelli

Un passato da manager e una passione sfrenata per tutto ciò che è scritto.

Un lettore onnivoro che ha deciso di vivere di parole, con la consapevolezza che la passione per la scrittura è niente senza uno studio costante e il coraggio di guardarsi dentro

Sempre più convinto che il cambiamento sia l'unica regola per vivere davvero e l'ironia sia un buon esercizio di intelligenza.

Nel tempo libero si diletta ai fornelli e ama il trekking in montagna, ma non perde occasione per preparare la valigia e partire per una nuova meta, soprattutto alla scoperta del suo amato Oriente.

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