Per scrivere un romanzo bisogna saper trovare le idee giuste da trasformare in storie: tra ispirazione e duro lavoro.

Trovare l’idea giusta è il punto di partenza necessario per scrivere un libro: su questo non c’è dubbio; ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, e chi scrive sa bene di cosa sto parlando. Un’idea non si trova a tavolino, viene da più lontano e senza educarci a captarne il seme non saremo mai in grado di vederla germogliare.

È lo stesso processo che governa l’entropia: come riducendola si ottiene l’ordine funzionale, così addomesticando le sensazioni si partoriscono buone idee.

Il germe di un’idea: come trovare una storia da raccontare

In una commedia hollywoodiana del 1988 c’è una strepitosa scena che si svolge all’interno di un ascensore: una segretaria rampante, interpretata da Melanie Griffith, spiega a un curioso Harrison Ford come in lei sia nata l’idea per sviluppare un investimento. La protagonista, da un articolo di giornale e un nome, arriva a concepire un piano di acquisizione.

Questa spiegazione le permetterà di fare carriera, sbugiardando la sua capa, interpretata da Sigourney Weaver, che si era appropriata della sua intuizione. Riesce a metterla fuori gioco proprio perché la Weaver non è in grado di spiegare allo stesso Harrison Ford la genesi di quell’idea.

Questa scena per me ha sempre rappresentato per antonomasia la genesi del processo creativo di un’idea forte: si inciampa in qualcosa e da quel punto ha inizio una cascata di logiche sequenziali che danno alla luce un pensiero invincibile.

Sì, perché un’idea non nasce fatta e finita, bensì cresce attorno a un fulcro iniziale che può generarsi da un qualcosa che ha radici concettuali lontanissime dal risultato finale.

L’ispirazione per un libro non si insegue

Un’idea non si cerca, un’idea si incontra. Inseguire un’idea è un po’ come cercare l’amore: non lo si troverà mai e, se accade, non è quello giusto.

Le idee invece nascono da gradini invisibili in cui inciampiamo nel quotidiano, sono quei chiodi che si piantano nella nostra parete cerebrale perché la nostra attenzione è stata rapita da un dettaglio. Quelli sono i germi delle idee che funzionano.

Per arrivare a questo dobbiamo allenare i sensi e dobbiamo essere capaci di renderli ricettivi a ciò che abbiamo intorno. È necessario educarci agli stimoli e soprattutto è necessario imparare a tradurli. In questo la curiosità è fondamentale, ma non è l’unico strumento, anche l’empatia gioca un ruolo fondamentale.

Dobbiamo diventare la cassa armonica di ciò che sperimentiamo: solo a quel punto qualcosa comincerà a fare il suo nido. Una sensazione diventa una percezione, che diventa una parola, e poi una frase fino a concretizzarsi in un concetto.

È nella nostra capacità di setacciare la parte migliore delle sensazioni e quindi plasmarle, fino a che non ci fanno battere forte il cuore, che risiede la fucina dei soggetti per i nostri romanzi.

Una curiosità: in numerologia il numero “55” è il numero dell’istinto e del cambiamento e in assoluto il numero che rappresenta la nascita di un’idea. Sarà un caso che i sensi siano proprio cinque?

Le idee originali per un libro devono fare i conti con un tema universale

Un’idea non si sorregge da sola. Un’idea per poter funzionare in una grande storia deva intrecciarsi in maniera indissolubile con un tema.

Un’idea senza tema è un corpo senza anima.

Proprio così, un tema universale che nell’idea trova una sua declinazione, questa è la formula per dare il via a una storia che possa diventare un romanzo avvincente, in cui il pubblico si riconosca e faccia non solo un viaggio in ciò che gli raccontiamo, ma riesca a coniugare il tema nella sua dimensione personale, alla ricerca di conferme e risposte.

I temi universali non sono infiniti: la ricerca della felicità, la morte, l’amore, l’abbandono, il dolore, il desiderio di affermarsi, il rispetto, la vendetta non sono che degli esempi. Tutti immensi ma che prendono davvero significato solo se si vestono di una storia.

Questi temi me li immagino sempre come gli arcani maggiori dei tarocchi: carte colorate piene di simbologia e di mille e più dettagli, che acquisiscono un significato personale in funzione di di come sono inseriti nella stesura delle carte e di come vengono letti.

Anche i temi incarnano una realtà ogni volta diversa grazie ai nostri personaggi e ai loro archi di trasformazione. Solo attraverso di loro il lettore entra in contatto con la nostra visione del tema universale, facendosi catturare dalla storia e muovendo verso una maggior conoscenza e consapevolezza di sé.

È proprio l’incontro tra la giusta idea e il tema perfetto che ci regala l’originalità di ciò che vogliamo scrivere ed è in questa direzione che bisogna sempre lavorare nel processo di progressivo raffinamento di quel germe che poco a poco si trasforma nel nostro demone creativo.

Come trovare l’ispirazione per scrivere

Lasciarsi investire da ciò che ci circonda dando a tutto la stessa possibilità di germogliare in noi, affinando la capacità di ascoltarci, è il modo che io ritengo più efficace per farsi ispirare ed è uno dei passi chiave per costruire un corretto mindset da scrittore.

Riconoscere quel dolce tormento che arrotola i concetti nelle parole e li fa diventare un ritornello che comincia ad allagare il nostro cervello è il percorso che dobbiamo seguire come un filo d’Arianna, avendo cura di appuntarci via via i passaggi e le riflessioni che sanciscono le tappe del nostro viaggio concettuale.

Lungo il percorso, arriva poi un momento in cui tutto, quasi improvvisamente, prende forma: ogni tassello trova il suo posto! In quel preciso momento dobbiamo solo filtrarlo con il cuore e se ci fa aumentare il battito, se la “nostra pancia” risponde, allora siamo arrivati a meta.

La prova del nove l’abbiamo quando siamo in grado di tradurre l’idea della nostra storia in poche semplici frasi: in quel preciso attimo siamo certi di aver posato il primo mattone del nostro romanzo.

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Luca Redaelli

Un passato da manager e una passione sfrenata per tutto ciò che è scritto.

Un lettore onnivoro che ha deciso di vivere di parole, con la consapevolezza che la passione per la scrittura è niente senza uno studio costante e il coraggio di guardarsi dentro

Sempre più convinto che il cambiamento sia l'unica regola per vivere davvero e l'ironia sia un buon esercizio di intelligenza.

Nel tempo libero si diletta ai fornelli e ama il trekking in montagna, ma non perde occasione per preparare la valigia e partire per una nuova meta, soprattutto alla scoperta del suo amato Oriente.

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4 commenti

    • Grazie Cinzia! Educarsi all’empatia è parte di quella autodisciplina che porta ad ottenere dei risultati: il caos creativo è nulla senza un’efficace canalizzazione dei pensieri, delle energie e delle idee.

  1. Trovo molto affascinante il concetto “Un’idea si incontra”, è uno passo al di fuori di noi, in qualità di scrittori, che credo sia doveroso fare. Sarebbe interessante parlare di “comfort zone” e come uscirne declinato nella modalità in cui ci esorti a fare: accogliendo ogni stimolo ed educandolo per dare ad essi la forma dell’idea.

    • È proprio questo il nocciolo della questione! Per “incontrare” bisogna uscire, e il luogo che occorre proprio abbandonare è la comfort zone. Se restiamo sempre chiusi in un guscio, la potenzialità si azzera velocemente. Uscire significa non solo incontrare il mondo, viaggiare, conoscere nuove persone e frequentare nuovi ambienti, ma anche aprirsi a nuove letture, a nuova musica, lasciarsi conquistare dal diverso e farlo diventare germe di qualcosa di nostro da tradurre in parole.

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