Il romanzo mainstream e il genere “non di genere”

C’è chi la chiama narrativa bianca, chi più semplicemente narrativa non di genere, chi ancora preferisce definirla il regno del romanzo mainstream: indipendentemente dall’etichetta costituisce il genere più vasto che troviamo nel panorama narrativo.

Ebbene sì, questo, che è paragonabile a un gran contenitore dove finisce ogni romanzo che non può essere classificato in un genere specifico, a mio modo di vedere è esso stesso un genere.

Sono però al contempo convinto che questa sia una visione troppo semplicistica e generalista che mi ricorda il cestone degli scampoli in un negozio di tessuti, con la sua valenza non proprio positiva che sa di avanzo, caos e buon mercato. Ma la narrativa mainstream è davvero tutt’altro!

Narrativa non di genere: una definizione al negativo spesso fuorviante

La definizione “non di genere”, a mio avviso, ha un non so che di negativo: una definizione per negazione che a tutti gli effetti non specifica nulla. Usando l’espressione “non di genere” sembra quasi di parlare di antimateria, in quanto tende a definire attraverso la mancanza di qualcosa, piuttosto che per la presenza di aspetti caratterizzanti.

Anche se la chiamassimo con il sinonimo di narrativa bianca, avremmo lo stesso effetto: il colore bianco è acromatico, è assenza di colore, anche qui una sorta di definizione per privazione.

Quella che sembra delinearsi sembra quindi una sorta di suddivisione in buoni e cattivi…

Ma non lo è. Proprio per niente. I romanzi che appartengono a questa categoria hanno tutti i numeri per essere grandi opere, anzi, direi che in molti casi lo sono senza ombra di dubbio.

Se però la narrativa mainstream è un genere, una domanda sorge spontanea: esistono degli stilemi specifici che ne definiscono le regole?

La risposta è no ed è proprio questo che sta alla base della sua definizione: quel “non” legato al genere è traducibile come assenza di stilemi, tuttavia questo non vuol dire che non abbia degli elementi identificativi che lo caratterizzano.

Gli stilemi non governano il romanzo mainstream, ma allora cosa li identifica?

La narrativa bianca per me non è la raccolta di “tutto il resto”, considerando come centrali i romanzi di genere; io la amo molto perché è pervasa da un “non so che” di libertà, data appunto dall’assenza di binari, ovvero di stilemi, che permette in particolare a due elementi, di emergere ed essere al centro di ogni storia.

Esistono infatti due imperativi che sono caratterizzanti per i romanzi non di genere:

  • sono romanzi di persone. Di persone ed emozioni. Di emozioni e percorsi umani. Il focus è sul personaggio, i suoi conflitti, i suoi cambiamenti. Sono storie di uomini e donne che diventano per noi specchi che riflettono i nostri tormenti e le nostre gioie e che ci fanno sentire da subito immersi in un’atmosfera dove vibriamo insieme ai protagonisti.
  • è una narrativa contemporanea; è ambientata in un contesto temporale a noi vicino, toccabile o almeno raggiungibile, e ne affronta i temi, spesso proprio quelli che ci attraversano la strada quotidianamente. Questo aspetto è a suo modo rassicurante perché ci fa sentire meno soli, proprio permettendoci di strofinare le mani sulla ruvidità di storie che potrebbero essere le nostre storie.

La bellezza di questi romanzi risiede nella capacità che hanno di farci vivere un’esistenza parallela nel nostro tempo, dove vediamo affrontare la nostra vita da altri punti di vista, vivere i nostri giorni da persone con cui desideriamo condividere il tempo e le esperienze, per confortarci, per scontrarci o per scoprire che in fondo siamo sulla strada giusta.

Tra i generi più letti la narrativa bianca è sempre più apprezzata

Molti lettori considerano la narrativa bianca come un genere di secondo piano, ma basta anche solo uno sguardo ai premi letterari come Strega, Campiello o Bancarella per accorgersi che tra i finalisti di solito i romanzi non di genere spopolano rispetto a quelli di genere: un motivo ci sarà.

Ci sono autori, anche di spessore, che hanno improntato la loro produzione sul mainstream e ci hanno costruito la loro fortuna e con ragione, ad esempio Leavitt, Cunningham o McEwan: tre fra i miei autori preferiti, che se non avete mai letto vi consiglio vivamente!

La classifica dei generi che vendono di più si modifica di continuo, ma il trend resta sempre pressoché identico e in esso la narrativa di genere è quella che sbanca sugli scaffali e nelle piattaforme di vendita, con il genere Romance che appare sempre dominante.

Nonostante non appaia in testa alle classifiche la narrativa “non di genere” miete comunque sempre più ammiratori, e in particolare lettori che diventano fedeli e affamati di emozioni, perché è questo che la narrativa di genere regala a chi sa coglierle.

Esplorare la narrativa bianca è un viaggio ricco di contenuti, di storie avvincenti e soprattutto è un modo per parlare con se stessi: trovare il romanzo che risuona dentro noi, che è lo specchio del momento che stiamo vivendo, è come trovare un amico con cui fare un pezzo di strada insieme, per arrivare all’ultima pagina più ricchi di prima.

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Luca Redaelli

Un passato da manager e una passione sfrenata per tutto ciò che è scritto.

Un lettore onnivoro che ha deciso di vivere di parole, con la consapevolezza che la passione per la scrittura è niente senza uno studio costante e il coraggio di guardarsi dentro

Sempre più convinto che il cambiamento sia l'unica regola per vivere davvero e l'ironia sia un buon esercizio di intelligenza.

Nel tempo libero si diletta ai fornelli e ama il trekking in montagna, ma non perde occasione per preparare la valigia e partire per una nuova meta, soprattutto alla scoperta del suo amato Oriente.

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2 commenti

  1. Articolo molto interessante che rivela quanto la declinazione di questo genere in italiano sia molto infelice. La sua declinazione in versione inglese – mainstream – ha una connotazione ampiamente diversa perché identifisa subito l’universitalità del genere che si basa sulle emozioni che sono trasversali. Immagino che da un punto di vista marketing sia più difficile da “piazzare” per il fatto che non esista da subito un target definito, se non quello dettato – probabilmente – dal potenziale protagonista di una storia. Corretto?

    • Sì, la definizione inglese è decisamente più felice, tuttavia è anche molto più generalista: ma tu hai toccato il vero spirito del genere, ovvero la trasversalità delle emozioni in cui riconoscersi. A me piacerebbe molto che venisse battezzato come il genere “persone ed emozioni”, perché quella è la sua essenza. Per quanto concerne la tua domanda non è proprio così, perché conquistano non solo i personaggi ma anche le storie. Resta il fatto che la narrativa di genere è indubbiamente più immediata per i lettori, che sanno subito cosa troveranno tra le righe. Io sono convinto che per la narrativa non di genere bisogna essere lettori un po’ più maturi, che mettono quel qualcosa in più nella lettura per decodificare la storia che hanno tra le mani.

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