La tua storia è una locomotiva e le linee narrative sono i suoi binari

Una storia non è mai un semplice racconto lineare: ciò che la rende interessante e che le regala spessore è il fatto di essere parte di un insieme di storie minori di cui lei è lo scheletro portante.

Le linee narrative che ritroviamo in un romanzo sono come binari su cui la locomotiva della nostra storia viaggia, facendoci attraversare le vite dei nostri personaggi. È questo che contribuisce a rendere il nostro romanzo un’esperienza unica.

Ma come è possibile progettarle senza che facciano deragliare il nostro treno?

La scaletta di un romanzo senza sottotrame è un albero di natale senza palline

Il viaggio della locomotiva della nostra storia, pur viaggiando per la maggior parte del romanzo sulla linea principale, indugia anche in deviazioni che rendono il tragitto più piacevole, più interessante e che non solo ci fanno comprendere meglio la linea maestra, ma rendono altresì la nostra esperienza da lettori più ricco e coinvolgente.

Una storia che procede “dritta come un fuso”, narrando le vicende di un personaggio, lasciando il resto sullo sfondo, si avvicina di più alla struttura della favola, con la sua morale come ciliegina sulla torta.

Al contrario, le storie a cui noi siamo abituati e che, soprattutto, ci gratificano di più, sono ben diverse: le storie che noi cerchiamo sono quelle avvolgenti che riverberano in un certo qual modo la nostra realtà in tutta la sua complessità.

E questo lo si raggiunge lavorando appunto sulle sottotrame.

La regola non detta della scaletta di un romanzo

Nel quotidiano la nostra esistenza non è mai isolata dalle vite degli altri, le vicende che contraddistinguono il nostro percorso sono necessariamente intrecciate con quelle di chi ci circonda.

Sono queste che ci offrono la possibilità di confrontarci e ci accompagnano, a volte contrastandoci, nel bene e nel male.

Ebbene questa è la regola non detta che un romanzo deve rispettare, ovvero saper calare la storia principale in un letto di storie.

La nostra trama ha bisogno di alcune sottotrame:

  • per emergere
  • per esserne confortata
  • per acquisire maggiore credibilità
  • per essere più vicina al reale

Una storia senza sottotrame me la immagino come una vetrina in cui c’è un unico manichino (magari quelli senza testa, in legno), con un semplice capo indosso e il cartellino dei prezzi ai suoi piedi.

Certo, svolge perfettamente la sua funzione, ma chi si ferma a guardarlo a mio modo di vedere va incontro a un’esperienza incompleta, infatti viene privato di due cose fondamentali:

  • godere di un insieme sinergico (e il romanzo deve esserlo!) fatto da una bella composizione che sia un piacere guardare (e anche criticare in alcuni suoi aspetti)
  • assaporare il piacere dei particolari che esaltano l’insieme

… e dicci poco! (aggiungo!)

Un romanzo deve rappresentare un’esperienza immersiva sia per chi scrive che per chi legge e le sottotrame contribuiscono a crearla in maniera importante.

La treccia della nostra trama

Le linee narrative sono i gangli della storia, gli hub organizzativi delle vicende che vogliamo raccontare e dei quali non si può fare a meno se l’obiettivo è quello di scrivere un romanzo che diventi uno specchio per chi legge.

Mi piace il termine linea narrativa perché rende l’idea del percorso, ma anche perché figurativamente assume la forma di un elemento che si può intrecciare e in questo è perfetta, perché per costruire una trama appassionante abbiamo proprio bisogno di creare intrecci forti e efficaci.

Progettare le linee narrative equivale a dare forma alla storia

Detta così sembra semplice, tuttavia in realtà lo è un po’ meno.

È un’operazione delicata che richiede non solo una visione d’insieme sulla storia, ma anche un lavoro di sensibile dosaggio degli elementi per non sbilanciare il racconto, accordando il giusto peso e funzione alle sottotrame gregarie.

E tutto questo nasce nella fase di progettazione del romanzo: posare le dita sulla tastiera e cominciare a scrivere è solo l’ultimo degli atti che porta alla stesura di un romanzo.

Prima di arrivare alla consacrazione del processo creativo, cioè trasformare la nostra idea in parole, frasi, paragrafi esiste tutta una fase d’incubazione in cui la nostra storia germoglia e sboccia.

L’albero deve germogliare: a cosa servono le sottotrame

Il verbo germogliare non l’ho usato a caso, è infatti in questa fase di sviluppo che dobbiamo far fiorire, come nella realtà, ciò che sta attorno alla linea primaria e che le permette di acquisire veridicità e slancio.

Le linee minori aiutano a spingere in avanti la nostra storia verso l’epilogo solo se riescono a intrecciarsi fluidamente alla linea maestra, acquisendo nei suoi confronti una speciale funzione.

Un lavoro dove la sensibilità e un occhio sempre volto all’equilibrio e alle proporzioni non deve mai venire a mancare.

Progettare le linee narrative secondarie

La costruzione di linee narrative secondarie è tutt’altro che un’operazione banale: esse devono rispondere a quattro imperativi:

  • funzionalità
  • coerenza
  • armonia
  • proporzione

Senza la coesistenza di tutti questi elementi le linea narrative secondarie rischiano di essere un intralcio e una zavorra per intero romanzo.

Ogni linea avrà un suo protagonista, che solo nella linea principale coinciderà con il protagonista del romanzo: negli altri casi avremo uno dei personaggi minori che diventerà protagonista della sottotrama.

Inoltre la peculiarità delle linee minori è quella di presentare i “punti di cross”, ovvero i momenti in cui esse intersecano la principale e che daranno origine a scene importanti del romanzo.

I punti di cross sono fondamentali perché rappresentano proprio il momento fisico dell’intreccio con l’asse portante della storia e che porta a una trama efficace e sinergica.

E se la locomotiva deraglia?

La peculiarità delle linee secondarie è quella di avere una vita propria, ma con un punto di vista e un’evoluzione che sono legati in maniera indissolubile e funzionale alla linea maestra: non bisogna mai dimenticare che sono gregarie e servono a dimostrare, ostacolare, spiegare, in pratica a far evolvere la linea principale.

Una delle loro funzioni più usate è quella di dare spessore e tridimensionalità a un personaggio importante per la nostra storia e spesso ciò avviene attraverso un uso accorto dell’analessi.

Se si trasformano in deragliamenti che portano lontano dalla linea primaria, se acquisiscono vita propria e rappresentano un romanzo breve, separato da una membrana impermeabile dalla storia principale, allora non assolvono alla loro funzione e anzi, sono dannose per il romanzo nel suo insieme.

Farsi prendere la mano dalle sottotrame sia per lunghezza che per numero è una trappola in cui cascano molti autori e, purtroppo, ciò porta a romanzi saturi oltre misura e in parte sconclusionati.

Se ciò accade, tali linee devono essere completamente riviste nell’ottica della loro funzionalità rispetto all’asse portante oppure si deve propendere per una loro eliminazione.

L’equilibrio fra le linee narrative mi fa da sempre pensare alle accurate proporzioni esistenti in pasticceria: sbagliare le dosi potrà solo portare a un risultato mediocre.

E chi vorrebbe mangiare una torta buona solo a metà?

Se sei interessato ad approfondire questo tema, vieni a dare un’occhiata ai miei percorsi di coaching narrativo (https://www.apostroforibelle.com/coaching-narrativo/ ), dove ti insegno in modo pratico come affrontare e gestire questo aspetto (e molto altro, riguardo alla progettazione del tuo romanzo), al fine di raggiungere il tuo sogno di scrivere un romanzo.

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Luca Redaelli

Un passato da manager e una passione sfrenata per tutto ciò che è scritto.

Un lettore onnivoro che ha deciso di vivere di parole, con la consapevolezza che la passione per la scrittura è niente senza uno studio costante e il coraggio di guardarsi dentro

Sempre più convinto che il cambiamento sia l'unica regola per vivere davvero e l'ironia sia un buon esercizio di intelligenza.

Nel tempo libero si diletta ai fornelli e ama il trekking in montagna, ma non perde occasione per preparare la valigia e partire per una nuova meta, soprattutto alla scoperta del suo amato Oriente.

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